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26 gen 2017

Italo Calvino: LA CAMICIA DELL'UOMO CONTENTO




Un Re aveva un figlio unico e gli voleva bene come alla luce dei suoi occhi. Ma questo Principe era sempre scontento. Passava giornate intere affacciato al balcone, a guardare lontano.
-         Ma cosa ti manca? - gli chiedeva il Re. - Che cos’hai?
-         Non lo so, padre mio, non lo so neanch'io.
-         Sei innamorato? Se vuoi una qualche ragazza dimmelo, e te la farò sposare, fosse la figlia del Re più potente della terra o la più povera contadina!
-         No, padre, non sono innamorato.
E il Re a riprovare tutti i modi per distrarlo! Teatri, balli, musiche, canti; ma nulla serviva, e dal viso del principe di giorno in giorno scompariva il color di rosa.
Il Re mise fuori un editto, e da tutte le parti del mondo venne la gente più istruita: filosofi, dottori e professori.  Gli mostrò il Principe e domandò consiglio.  Quelli si ritirarono a pensare, poi tornarono dal Re.  - Maestà, abbiamo pensato, abbiamo letto le stelle; ecco cosa dovete fare.  Cercate un uomo che sia contento, ma contento in tutto e per tutto, e cambiate la camicia di vostro figlio con la sua.
Quel giorno stesso, il Re mandò gli ambasciatori per il mondo a cercare l’uomo contento. Gli fu condotto un prete: - Sei contento? - gli domandò il Re.
-         Io sì, Maestà!
-         Bene. Ci avresti piacere a diventare il mio vescovo?
-         Oh, magari, Maestà!
-         Va' via! Fuori di qua! Cerco un uomo felice e contento del suo stato; non uno che voglia star meglio di com'è.
E il Re prese ad aspettare un altro. C'era un altro Re suo vicino, gli dissero, che era proprio felice e contento: aveva una moglie bella e buona; un mucchio di figli, aveva vinto tutti i nemici in guerra, e il paese stava in pace. Subito il Re pieno di speranza mandò gli ambasciatori a chiedergli la camicia.
Il Re vicino ricevette gli ambasciatori, e: - Si, sì, non mi manca nulla, peccato però che quando si hanno tante cose, poi si debba morire e lasciare tutto! Con questo pensiero, soffro tanto che non dormo alla notte! - E gli ambasciatori pensarono  bene di tornarsene  indietro.
Per sfogare la sua disperazione, il Re andò a caccia. Tirò a una lepre e credeva d'averla presa, ma la lepre, zoppicando, scappò via. Il Re le tenne dietro, e s'allontanò dal seguito. In mezzo ai campi, sentì una voce d'uomo che cantava la falulella1. Il Re si fermò: «Chi canta così non può che essere contento!» e seguendo il canto s'infilò in una vigna, e tra i filari vide un giovane che cantava potando le viti.
-         Buon dì, Maestà, - disse quel giovane. - Così di buon'ora già in campagna?
-         Benedetto te, vuoi che ti porti con me alla capitale? Sarai mio amico.
-    Ahi, ahi, Maestà, no, non ci penso nemmeno, grazie. Non mi cambierei neanche
col Papa.
-         Ma perché, tu, un così bel giovane...
-         Ma no, vi dico. Sono contento così e basta.
«Finalmente un uomo felice!», pensò il Re. - Giovane, senti: devi farmi un  piacere.
-         Se posso, con tutto il cuore, Maestà.
-      Aspetta un momento, - e il Re, che non stava più nella pelle dalla contentezza, corse a cercare il suo seguito: - Venite! Venite! Mio figlio è salvo! Mio figlio è salvo -. E li porta da quel giovane. - Benedetto giovane, - dice, - ti darò tutto quel che vuoi! Ma dammi, dammi...
-         Che cosa, Maestà?
-        Mio figlio sta per morire! Solo tu lo puoi salvare. Vieni qua, aspetta! - e lo afferra, 
comincia a sbottonargli la, giacca. Tutt'a un tratto si ferma, gli cascano le braccia.
L’uomo contento non aveva camicia.

(Friuli)

1 Falulele (dial. friulano): «cantilena comune ai villici, senza significato, e con cui sogliono chiudere !e strofe delle loro canzoni» (PIRONA).

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